domenica 26 ottobre 2025

Thomas Sankara “il presidente sognatore” - Intervento di Leonardo Elia

 Maria Corina Machado “ premio Nobel per la pace 2025”

Due figure completamente differenti, che definiscono due maniere opposte di stare al mondo politicamente.

Sankara , militare , andato al potere in Alto Volta, ex colonia francese, rovesciando un governo corrotto, , chiaramente  teleguidato da Parigi, e dagli Usa. Alto Volta, paese sub sahariano,  a cui cambia il nome, in Burkina Faso, che nella loro lingua ,vuol dire “casa degli uomini liberi e indipendenti”.

Presidente che aveva la profezia, che in politica vuol dire , visione critica del presente e progettualità per il futuro. Presidente di un paese poverissimo, esempio classico in un continente ricchissimo abitato dagli uomini e dalle donne più povere del pianeta. Un ossimoro .

Percorso politico partito si con un colpo di stato, a cui si sono ispirati gli attuali presidenti del Niger, Mali per esempio.

Sankara nei suoi cinque anni di governo, è stato assassinato nel 1987, ucciso dal neocolonialismo che sentiva lesi i suoi privilegi di sfruttamento delle risorse di quello sfortunato paese ,iniziò una serie di riforme che in Africa hanno lasciato il segno.

Vietò l’infibulazione, parità di diritti tra uomini e donne, costruì ospedali, gestione dell’acqua, economia di villaggio, e non agricoltura industriale, quindi contrasto reale alla desertificazione, elettrificazione, rifiuto dell’intervento della Banca Mondiale, braccio armato, affamatore, del neocolonialismo, che attraverso la leva finanziaria rende schiavi i popoli. Gestione indipendente delle risorse, essenziale se si parla di sovranità , quindi di democrazia reale, espressa nel famoso discorso che Sankara tenne all’Onu, prima di essere ucciso, come tutti gli altri che in Africa e non solo , hanno cercato di ripetere quest’esperienza.

Perché dopo Sankara parlo della Machado , venezuelana e premio Nobel della pace.

Per come Sankara era per la riappropriazione da parte del popoli  delle proprie risorse , la Machado è una ultraliberista, strettamente collegata, ad ambienti neocon, e ora a Trump, una oppositrice al regime chavista di Maduro che non rappresenta la versione venezuelana delle socialdemocrazie scandinave sicuramente, ma che dai tempi di Hugo Chavez, è sopravvissuto a molti tentativi i golpe,  orchestrati dagli Usa ,addirittura ammessi  candidamente da personaggi del calibro di Bolton qualche anno fa, oltre che sottoposto a sanzioni durissime, dagli Usa.

Quindi la Machado ha una chiara collocazione politica, ultraliberista, in un Venezuela, ricchissimo, come il Burkina Faso di risorse, e come il Burkina  Faso abitato da un popolo stremato.

Quindi il premio Nobel vuole mettere a disposizione degli americani, le enormi risorse petrolifere controllate da Caracas, ma anche l’oro, i diamanti, il suo potenziale agricolo.

Dimenticavo , la Machado ha appoggiato i tentativi di golpe , per scalzare  sia Chavez  che Maduro.

Come appoggia la pressione militare nel mar dei Caraibi messa su da Trump, accusando di narcoterrorismo il Venezuela, accusa totalmente infondata,  tant’è che l’affondamento di imbarcazioni di”presunti” narcotrafficanti è stata bollata dal presidente colombiano come un assassinio di pescatori.

E poi sempre lei, amicissima del presidente argentino Milei, e di Netanyahu, dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.

Sankara e Machado sono due visioni agli antipodi , la prima lungimirante e inclusiva, l’altra escludente e espressione dei potenti.

Mi stupisce l’assegnazionedel premio Nobel, che definisce purtroppo una scelta di campo inqualificabile politicamente, senza rispetto alcuno dei popoli, dell’umanità intera, anche di noi.

Il Nobel si ribadisce mosso da motivazioni politiche, espressione di un pensiero che si pensa  dominante.

Premio Nobel ad una golpista , e affamatrice, mi sembra veramente troppo!


venerdì 26 settembre 2025

DRONI intervento di Leonardo Elia

Droni

Si stanno moltiplicando episodi inquietanti , o almeno definiti tali dalla maggior parte della stampa, nei cieli d’Europa, o meglio nei cieli della Nato.

Le danze si sono aperte con la , presunta, interferenza negli apparati di navigazione dell’aereo che portava la commissaria Von der Leyen in Bulgaria, problema chiaramente addebitato ad una intromissione elettronica degli orchi russi,  cosa quasi subito smentita dal controllo aereo del paese balcanico.

Tanto rumore per nulla, tanto rumore riproposto  dopo l’ingresso nello spazio aereo polacco di droni , presunti russi, che hanno fatto alzare in volo i caccia Nato di stanza in zona.

Per poi vedere che la Polonia era stata allertata del passaggio di questi droni, dalla fedelissima , di Putin, Bielorussia  che ne aveva abbattuto più di uno, quando attraversavano i suoi cieli.

Per poi vedere che questi droni non erano armati, non avevano telecamere, erano dei droni, che per modello sembravano essere stati costruiti utilizzando relitti . Dove? Chi lo sa. Con un’autonomia presunta, che rendeva difficile un loro viaggio dal territorio della federazione russa in profondità nel territorio polacco.

Per non parlare della possibilissima interferenza elettronica, guerra elettronica, che può averne deviato la rotta.

Tant’è vero che l’unico danno registrato in Polonia c’è stato per un missile che si è guastato ,lanciato da un F 16 polacco, che è andato a finire su una casa.

Come i droni che sorvolano la Danimarca, sconosciuti, quindi russi, che fanno chiudere gli aeroporti danesi.

E qui arriviamo al top.

 Mig 31 russi  entrano nello spazio aereo di un paese baltico per 11 minuti, addirittura  come diceva  un quotidiano italiano ,puntando una capitale, o una base aerea, prontamente come diceva lo stesso giornale, in un primo tempo “abbattuti” poi corretto in intercettati da F35 italiani , di stanza da quelle parti

A questo punto, quando troppo é troppo, la geografia ci dà una mano.

Il Baltico è stretto, e il golfo di Finlandia ancora di più. Gli spazi aerei dei paesi rivieraschi si sovrappongono, e il canale aereo, e anche marino che collega San Pietroburgo a Kaliningrad, territorio metropolitano russo è stretto, molto. D’altra parte per il diritto internazionale queste due città non possono rimanere isolate tra loro. I Mig in volo sono stati solo  “accompagnati “ dai nostri caccia. Un’operazione di routine.

Come i droni che stanno terrorizzando la Danimarca non possono venire dalla Russia, perché sarebbero stati individuati molto prima, essendo il Baltico praticamente un lago Nato, e assolutamente militarizzato.

Stessa cosa  che si deve pensare quando qualche frescone asseriva che il Nord Stream lo avevano fatto saltare i russi.

Perché tutta questa esasperazione?

Per me si cerca di montare nell’opinione pubblica, l’idea di una aggressione  nei prossimi anni, di Putin ai danni dell’Europa, di una aggressività russa nei nostri confronti, idea completamente infondata.

Idea che è però alla base del Rearm Europe, della coalizione dei volenterosi, e peggio  della richiesta ucraina di mettere su in Ucraina occidentale una No Fly zone, affidata alla Nato, per proteggere industrie militari messe su lì dai paesi “volenterosi”. Cosa che sarebbe una escalation  a tutti  gli effetti, mai accettabile dai russi.

Il problema che tutti parlano ma nessuno , giustamente  e grazie a Dio , vuole prendere questa strada. I governi che più si muovono in questa direzione  sono quelli che stanno peggio come consenso interno, mi riferisco ai governi di Gran Bretagna, Francia e Germania, che così cercano di deviare l’attenzione dei propri cittadini.

Per non parlare dei baltici, che rischiano di aver chiusa la Baltic Initiative, che è stato il meccanismo che gli ha permesso di armarsi con i soldi degli Usa, Trump vuole chiudere i rubinetti.

Ma noi con questa follia dilagante, follia Nato, follia della Von der Leyen, dell’Unione Europea, noi come italiani, che  c’entriamo?

Considerando che questi  tutti questi accadimenti con il relativo invocare l’articolo 4 Nato, udite udite anche dalla Danimarca per i droni sugli aeroporti, vuol significare leggere  questi avvenimenti come intromissioni chiaramente ostili , quindi russe, sul proprio territorio.

Con la Von der Leyen che dice di abbattere gli aerei russi che sconfinano, o che vengono accusati di aver sconfinato. Equivarrebbe ad un atto di guerra vero e proprio. E i russi l’hanno detto.

In altri tempi la storia le avrebbe rubricate come ricerca di un “casus belli”.

Speriamo che la folle irresponsabilità  conosca un limite!

 

venerdì 5 settembre 2025

Joe Strummer - Intervento di Leonardo Elia

Joe Strummer , Joe lo  “strimpellatore”, al secolo John  Graham Mellor, voce, chitarra, leader dei Clash, gruppo, punk, nato punk nella bellissima scena musicale della fine degli anni 70 in Gran Bretagna, nato punk ,ma molto di più.

Avrebbe compiuto 73 anni il 21 agosto.

Ho avuto il piacere di vedere una sua dedica , autografa  con luogo e data di nascita , Ankara 21 agosto 1952, su un’agenda di un mio amico caro, giornalista, all’epoca , giornalista musicale.

Io un fan dei Clash, non potrò mai dimenticare il concerto a Firenze del 23 maggio  1981, io c’ero, e mi fischiarono le orecchie per sei sette ore, perché stavo ad una decina di metri dall’amplificazione.

Momenti indimenticabili. Io ero accorso da Perugia dove facevo l’università.

Per capire Joe Strummer , il suo messaggio , bisogna pensare allo spirito del tempo, lo zeitgeist dei tedeschi, i cambiamenti che si avvertivano nella società inglese dell’epoca, che saranno esportati nel resto del mondo.

L’Inghilterra della Thatcher, che con la sua politica di  privatizzazioni doveva dare il via alla svolta neoliberale in tutto il mondo, svolta che avrebbe trasformato la patria delle rivoluzioni industriali da nazione manifatturiera in una che basa la propria ricchezza nel potere economico finanziario,  a discapito di chi lavora e a vantaggio invece di pochi.

Stessa cosa fatta dal suo sodale statunitense , Reagan.

Joe aveva capito quello che stava succedendo.

E aveva capito come questa svolta ha, insieme ad una visione economica, oligarchica, un risvolto, un puntello militare.

Il governo Thatcher ai suoi albori era in netta crisi di consenso.  La cosa che la consolidò fu il “regalo” che le fecero i criminali della giunta argentina, con la guerra delle Falkland, e la vittoria inglese , che produsse un seguito  mai visto nell’opinione pubblica  britannica, verso una politica imperiale, che ben si affiancava alla rinascita finanziaria.

Percorso  uguale di Reagan, che rimosse lo shock Vietnam dall’opinione pubblica americana, con l’invasione di Grenada,  e il coinvolgimento statunitense nella guerra Iran Iraq e l’appoggio ai  mujaeddin afgani in funzione antisovietica. Per non parlare del progetto “guerre stellari” un piano di riarmo che doveva portare al collasso dell’Unione Sovietica .

Non è un caso che politiche economiche neoliberali siano legate spesso  ad un approccio aggressivo , se non militare in politica estera, e Reagan e la Thatcher hanno inaugurato  questa stagione.

Joe Strummer aveva capito quello che stava accadendo, e con il triplo album “Sandinista!” aveva messo in musica questi suoi pensieri , queste sue preoccupazioni. Sempre con gli ultimi, per gli ultimi.

Se fosse vivo sarebbe sicuramente con la Global Sumud Flottilla, con i portuali di Genova e con Genova tutta.

Non si può non prendere posizione di fronte ad un genocidio, con l’unica differenza, aggravante, rispetto a quello perpetrato dai nazisti è  che tutto avviene  in diretta. Nessuno può dire di non sapere.

Con la politica tutta, sia italiana che europea, che oscilla tra un appoggio incondizionato all’operato israeliano e prese di posizione timide quanto tardive che non si traducono in nulla di effettivo, che possa alleviare le sofferenze dei palestinesi.

E quindi di fronte alla colpevole inerzia delle istituzioni, dovuta alle solite pressioni Usa ,la minaccia di blocco del transito  container per Israele dal porto di Genova, se dovessero essere sequestrate le imbarcazioni e arrestati gli attivisti, come è successo in passato,  appare un’azione assolutamente apprezzabile , segno del giusto risveglio dei territori , delle comunità, quando le istituzioni sono colpevolmente latitanti.

Viva i portuali, viva Genova e Joe sarebbe stato lì sicuramente!





domenica 10 agosto 2025

A me l’idea del ponte sullo stretto di Messina non è mai piaciuta - Intervento di Leonardo Elia

 A me l’idea del ponte sullo stretto di Messina non è mai piaciuta. E questo ancora di più dopo un bel tour in Sicilia occidentale  due anni fa.

Prima di tutto perché le comunicazioni ferroviarie nell’isola sono in condizioni pietose, non mi sono permesso neanche di prenderle in considerazione, visti i tempi di percorrenza, e andando in auto ho utilizzato una rete viaria assolutamente disastrata, con autostrade in perenne manutenzione, pericolose per i continui lavori. Meglio non parlare della rete “ normale” , nazionali e provinciali, sottodimensionate e intasate.

Stesso dicasi in Calabria, con la Salerno Reggio Calabria in tenue miglioramento però.

Quindi si spenderebbero un botto di soldi per il Ponte, la cui costruzione, non lo dico io, lo dice il dott. Gratteri, attirerebbe le Mafie di tutt’Italia, che vedrebbero un’occasione unica di fare profitti.

Quindi che senso ha di fare arrivare a Messina il Freccia Rossa, se si collega con una rete ferroviaria siciliana ancora elettrificata in minima parte, lentissima.

Ma poi un ponte ad una sola campata, , sia stradale sia ferroviaria, su un’area sismicissima,  praticamente che supera una faglia attiva, che rappresenta bene una  delle zona di maggiore  pericolo sismico di tutto il Mediterraneo.

Tanti dubbi , risposte rassicuranti da un Salvini , grande sponsor,  con la domanda che tanti ci facciamo in Italia, perché incaponirsi su una opera costosissima e discutibile , come il ponte sullo stretto? Di grandi opere se ne potrebbero fare tante!

La risposta è arrivata in un incontro ufficiale che c’è stato all’inizio di agosto tra Governo,  grandi aziende italiane, partecipate, a Roma, stampa presente. Che chiarisce tutto.

Il ponte sullo stretto è un’opera “ dual”, civile e  di interesse  militare, finanziata , a debito, con i piani del Ream Europe,  quindi Nato, vista in termini di logistica bellica, visti i fuochi di guerra che noi occidentali stiamo spargendo in ogni dove intorno a noi.

Pensata da un governo più che atlantista, anzi che si propone come l’interprete e il portavoce del verbo trumpiano ,  nel vecchio continente . Con un Trump sempre più legato a quella follia geopolitica che sono i neocons, i veri padroni degli Usa.

Opera , che se si facesse, a dispetto di qualunque razionalità, militarizzerebbe enormemente di più il nostro sud , e la Sicilia in particolare.

No vedo nulla di buono in tutto questo.


Consiglio ... intervento di Leonardo Elia

  Vorrei riportare  alcune conclusioni attribuite al ministro Crosetto al consiglio supremo della difesa. “Il Consiglio (Supremo di Difesa) ...