venerdì 26 settembre 2025

DRONI intervento di Leonardo Elia

Droni

Si stanno moltiplicando episodi inquietanti , o almeno definiti tali dalla maggior parte della stampa, nei cieli d’Europa, o meglio nei cieli della Nato.

Le danze si sono aperte con la , presunta, interferenza negli apparati di navigazione dell’aereo che portava la commissaria Von der Leyen in Bulgaria, problema chiaramente addebitato ad una intromissione elettronica degli orchi russi,  cosa quasi subito smentita dal controllo aereo del paese balcanico.

Tanto rumore per nulla, tanto rumore riproposto  dopo l’ingresso nello spazio aereo polacco di droni , presunti russi, che hanno fatto alzare in volo i caccia Nato di stanza in zona.

Per poi vedere che la Polonia era stata allertata del passaggio di questi droni, dalla fedelissima , di Putin, Bielorussia  che ne aveva abbattuto più di uno, quando attraversavano i suoi cieli.

Per poi vedere che questi droni non erano armati, non avevano telecamere, erano dei droni, che per modello sembravano essere stati costruiti utilizzando relitti . Dove? Chi lo sa. Con un’autonomia presunta, che rendeva difficile un loro viaggio dal territorio della federazione russa in profondità nel territorio polacco.

Per non parlare della possibilissima interferenza elettronica, guerra elettronica, che può averne deviato la rotta.

Tant’è vero che l’unico danno registrato in Polonia c’è stato per un missile che si è guastato ,lanciato da un F 16 polacco, che è andato a finire su una casa.

Come i droni che sorvolano la Danimarca, sconosciuti, quindi russi, che fanno chiudere gli aeroporti danesi.

E qui arriviamo al top.

 Mig 31 russi  entrano nello spazio aereo di un paese baltico per 11 minuti, addirittura  come diceva  un quotidiano italiano ,puntando una capitale, o una base aerea, prontamente come diceva lo stesso giornale, in un primo tempo “abbattuti” poi corretto in intercettati da F35 italiani , di stanza da quelle parti

A questo punto, quando troppo é troppo, la geografia ci dà una mano.

Il Baltico è stretto, e il golfo di Finlandia ancora di più. Gli spazi aerei dei paesi rivieraschi si sovrappongono, e il canale aereo, e anche marino che collega San Pietroburgo a Kaliningrad, territorio metropolitano russo è stretto, molto. D’altra parte per il diritto internazionale queste due città non possono rimanere isolate tra loro. I Mig in volo sono stati solo  “accompagnati “ dai nostri caccia. Un’operazione di routine.

Come i droni che stanno terrorizzando la Danimarca non possono venire dalla Russia, perché sarebbero stati individuati molto prima, essendo il Baltico praticamente un lago Nato, e assolutamente militarizzato.

Stessa cosa  che si deve pensare quando qualche frescone asseriva che il Nord Stream lo avevano fatto saltare i russi.

Perché tutta questa esasperazione?

Per me si cerca di montare nell’opinione pubblica, l’idea di una aggressione  nei prossimi anni, di Putin ai danni dell’Europa, di una aggressività russa nei nostri confronti, idea completamente infondata.

Idea che è però alla base del Rearm Europe, della coalizione dei volenterosi, e peggio  della richiesta ucraina di mettere su in Ucraina occidentale una No Fly zone, affidata alla Nato, per proteggere industrie militari messe su lì dai paesi “volenterosi”. Cosa che sarebbe una escalation  a tutti  gli effetti, mai accettabile dai russi.

Il problema che tutti parlano ma nessuno , giustamente  e grazie a Dio , vuole prendere questa strada. I governi che più si muovono in questa direzione  sono quelli che stanno peggio come consenso interno, mi riferisco ai governi di Gran Bretagna, Francia e Germania, che così cercano di deviare l’attenzione dei propri cittadini.

Per non parlare dei baltici, che rischiano di aver chiusa la Baltic Initiative, che è stato il meccanismo che gli ha permesso di armarsi con i soldi degli Usa, Trump vuole chiudere i rubinetti.

Ma noi con questa follia dilagante, follia Nato, follia della Von der Leyen, dell’Unione Europea, noi come italiani, che  c’entriamo?

Considerando che questi  tutti questi accadimenti con il relativo invocare l’articolo 4 Nato, udite udite anche dalla Danimarca per i droni sugli aeroporti, vuol significare leggere  questi avvenimenti come intromissioni chiaramente ostili , quindi russe, sul proprio territorio.

Con la Von der Leyen che dice di abbattere gli aerei russi che sconfinano, o che vengono accusati di aver sconfinato. Equivarrebbe ad un atto di guerra vero e proprio. E i russi l’hanno detto.

In altri tempi la storia le avrebbe rubricate come ricerca di un “casus belli”.

Speriamo che la folle irresponsabilità  conosca un limite!

 

venerdì 5 settembre 2025

Joe Strummer - Intervento di Leonardo Elia

Joe Strummer , Joe lo  “strimpellatore”, al secolo John  Graham Mellor, voce, chitarra, leader dei Clash, gruppo, punk, nato punk nella bellissima scena musicale della fine degli anni 70 in Gran Bretagna, nato punk ,ma molto di più.

Avrebbe compiuto 73 anni il 21 agosto.

Ho avuto il piacere di vedere una sua dedica , autografa  con luogo e data di nascita , Ankara 21 agosto 1952, su un’agenda di un mio amico caro, giornalista, all’epoca , giornalista musicale.

Io un fan dei Clash, non potrò mai dimenticare il concerto a Firenze del 23 maggio  1981, io c’ero, e mi fischiarono le orecchie per sei sette ore, perché stavo ad una decina di metri dall’amplificazione.

Momenti indimenticabili. Io ero accorso da Perugia dove facevo l’università.

Per capire Joe Strummer , il suo messaggio , bisogna pensare allo spirito del tempo, lo zeitgeist dei tedeschi, i cambiamenti che si avvertivano nella società inglese dell’epoca, che saranno esportati nel resto del mondo.

L’Inghilterra della Thatcher, che con la sua politica di  privatizzazioni doveva dare il via alla svolta neoliberale in tutto il mondo, svolta che avrebbe trasformato la patria delle rivoluzioni industriali da nazione manifatturiera in una che basa la propria ricchezza nel potere economico finanziario,  a discapito di chi lavora e a vantaggio invece di pochi.

Stessa cosa fatta dal suo sodale statunitense , Reagan.

Joe aveva capito quello che stava succedendo.

E aveva capito come questa svolta ha, insieme ad una visione economica, oligarchica, un risvolto, un puntello militare.

Il governo Thatcher ai suoi albori era in netta crisi di consenso.  La cosa che la consolidò fu il “regalo” che le fecero i criminali della giunta argentina, con la guerra delle Falkland, e la vittoria inglese , che produsse un seguito  mai visto nell’opinione pubblica  britannica, verso una politica imperiale, che ben si affiancava alla rinascita finanziaria.

Percorso  uguale di Reagan, che rimosse lo shock Vietnam dall’opinione pubblica americana, con l’invasione di Grenada,  e il coinvolgimento statunitense nella guerra Iran Iraq e l’appoggio ai  mujaeddin afgani in funzione antisovietica. Per non parlare del progetto “guerre stellari” un piano di riarmo che doveva portare al collasso dell’Unione Sovietica .

Non è un caso che politiche economiche neoliberali siano legate spesso  ad un approccio aggressivo , se non militare in politica estera, e Reagan e la Thatcher hanno inaugurato  questa stagione.

Joe Strummer aveva capito quello che stava accadendo, e con il triplo album “Sandinista!” aveva messo in musica questi suoi pensieri , queste sue preoccupazioni. Sempre con gli ultimi, per gli ultimi.

Se fosse vivo sarebbe sicuramente con la Global Sumud Flottilla, con i portuali di Genova e con Genova tutta.

Non si può non prendere posizione di fronte ad un genocidio, con l’unica differenza, aggravante, rispetto a quello perpetrato dai nazisti è  che tutto avviene  in diretta. Nessuno può dire di non sapere.

Con la politica tutta, sia italiana che europea, che oscilla tra un appoggio incondizionato all’operato israeliano e prese di posizione timide quanto tardive che non si traducono in nulla di effettivo, che possa alleviare le sofferenze dei palestinesi.

E quindi di fronte alla colpevole inerzia delle istituzioni, dovuta alle solite pressioni Usa ,la minaccia di blocco del transito  container per Israele dal porto di Genova, se dovessero essere sequestrate le imbarcazioni e arrestati gli attivisti, come è successo in passato,  appare un’azione assolutamente apprezzabile , segno del giusto risveglio dei territori , delle comunità, quando le istituzioni sono colpevolmente latitanti.

Viva i portuali, viva Genova e Joe sarebbe stato lì sicuramente!





domenica 10 agosto 2025

A me l’idea del ponte sullo stretto di Messina non è mai piaciuta - Intervento di Leonardo Elia

 A me l’idea del ponte sullo stretto di Messina non è mai piaciuta. E questo ancora di più dopo un bel tour in Sicilia occidentale  due anni fa.

Prima di tutto perché le comunicazioni ferroviarie nell’isola sono in condizioni pietose, non mi sono permesso neanche di prenderle in considerazione, visti i tempi di percorrenza, e andando in auto ho utilizzato una rete viaria assolutamente disastrata, con autostrade in perenne manutenzione, pericolose per i continui lavori. Meglio non parlare della rete “ normale” , nazionali e provinciali, sottodimensionate e intasate.

Stesso dicasi in Calabria, con la Salerno Reggio Calabria in tenue miglioramento però.

Quindi si spenderebbero un botto di soldi per il Ponte, la cui costruzione, non lo dico io, lo dice il dott. Gratteri, attirerebbe le Mafie di tutt’Italia, che vedrebbero un’occasione unica di fare profitti.

Quindi che senso ha di fare arrivare a Messina il Freccia Rossa, se si collega con una rete ferroviaria siciliana ancora elettrificata in minima parte, lentissima.

Ma poi un ponte ad una sola campata, , sia stradale sia ferroviaria, su un’area sismicissima,  praticamente che supera una faglia attiva, che rappresenta bene una  delle zona di maggiore  pericolo sismico di tutto il Mediterraneo.

Tanti dubbi , risposte rassicuranti da un Salvini , grande sponsor,  con la domanda che tanti ci facciamo in Italia, perché incaponirsi su una opera costosissima e discutibile , come il ponte sullo stretto? Di grandi opere se ne potrebbero fare tante!

La risposta è arrivata in un incontro ufficiale che c’è stato all’inizio di agosto tra Governo,  grandi aziende italiane, partecipate, a Roma, stampa presente. Che chiarisce tutto.

Il ponte sullo stretto è un’opera “ dual”, civile e  di interesse  militare, finanziata , a debito, con i piani del Ream Europe,  quindi Nato, vista in termini di logistica bellica, visti i fuochi di guerra che noi occidentali stiamo spargendo in ogni dove intorno a noi.

Pensata da un governo più che atlantista, anzi che si propone come l’interprete e il portavoce del verbo trumpiano ,  nel vecchio continente . Con un Trump sempre più legato a quella follia geopolitica che sono i neocons, i veri padroni degli Usa.

Opera , che se si facesse, a dispetto di qualunque razionalità, militarizzerebbe enormemente di più il nostro sud , e la Sicilia in particolare.

No vedo nulla di buono in tutto questo.


lunedì 4 agosto 2025

Feudalesimo europeo - Intervento di Leonardo Elia

 Fratelli d’Italia presenta un’interrogazione parlamentare contro l’ospitata di Francesca Albanese in parlamento “irresponsabile invitare in sedi istituzionali chi veicola idee antisemite”.

Nulla di nuovo di chi rinnova i rapporti Italia Israele  su difesa e sicurezza, e fornisce di fatto armi ai sionisti, siamo buoni terzi  dopo Usa e Germania.

Con il centro-destra pugliese che prende posizione prontamente contro il sindaco di Bari, il mite Vito Leccese, che vuole concedere le chiavi della città alla relatrice dell’ONU.

Posizioni, che a parte la banale, tragica ovvietà, fanno pensare come la  politica internazionale, la Geopolitica,  spesso si riverbera  nel nostro quotidiano.

In questo caso denotano un chiaro riferimento nella politica americana, che non riesce, non vuole, allontanarsi dall’ appoggio al governo  israeliano. Una posizione chiara  che si affianca al finanziamento della causa ucraina, con l’invio di risorse, armi al regime di Zelenskj, armi acquistate dagli Usa, per continuare una guerra persa. Medio oriente e Ucraina sono due facce della stessa medaglia , della stessa guerra globale.

Colloqui in Scozia tra la Von der Leyen e Trump, con un disastroso accordo , che oltre ai dazi, ci obbliga a comprare tecnologia militare americana, ad aumentare la spesa per armamenti,  ci obbliga ad acquistare un botto di gnl dagli Usa, molto più costoso del gas russo o in genere del gas da gasdotto( per esempio Nord Stream che è lì già pronto), investimenti  in Usa di aziende europee.

A parte la difficile realizzazione di questi obbiettivi, con una Meloni silente,  un’interpretazione un attimo differente , di quanto è avvenuto , ci aiuterebbe a capire le ragioni profonde che hanno mosso le scelte  del commissario europeo peggiore di sempre, ben accompagnata in Europa  da una classe politica pessima, sia che governi, sia che stia all’opposizione.

Il feudalesimo era un patto tra un’entità, la nobiltà, che in cambio di privilegi, economici e non solo , esprimeva un diritto, la supremazia, e un dovere, la difesa di  un territorio e dei suoi abitanti.

Il delirio della commissione europea e dei suoi sodali, che è alla base di  questo trattato può essere anche interpretato come un tentativo di  legare a se   più strettamente gli Stati Uniti , sia per la sicurezza, sia per l’economia.

Diventare sia in campo energetico sia in campo militare, il mercato di sbocco più importante, considerando come nel resto del mondo regni la diversificazione in questi due settori, non solo definisce la  dipendenza del più debole, l’Europa, ma anche una richiesta di protezione nei confronti dell’egemone.

Un’ inno alla subalternità.

E questa potrebbe essere  l’interpretazione della copertina del Time dedicata alla Meloni. Il “dove  lei sta conducendo l’Europa “.

Una costosissima adesione in termini economici, di sovranità, e anche etici, alle politiche di un impero in declino. Facendole proprie.

Forse così si può interpretare il silenzio del nostro presidente del consiglio sulle conclusioni dei colloqui  tra la Von der  Leyen e Trump, definite da tutti gli osservatori indipendenti come una capitolazione.

Ad ogni capitolazione però segue un trattato , che definisce un perdente e gli oneri a cui è sottoposto , in questo caso noi europei, ma definisce anche i doveri  dell’egemone, perché l’egemonia, la potenza, ha un costo.

In quest’ottica si può comprendere come il governo non sia intervenuto nell’ennesima dismissione ,operata dai tristemente noti Elkann di uno dei  pezzi importanti dell’industria Italiana quando  hanno venduto il ramo civile della IVECO alla Tata indiana.

Ultimo passaggio di alienazioni del patrimonio Fiat, che priva di eccellenze industriali e di competenze il nostro paese, procedendo a grandi passi sulla strada della deindustrializzazione.

Ultimo passaggio di una serie di scelte che  rendono dipendente il nostro paese in settori strategici da operatori , e quindi da stati, esteri.

In Francia non sarebbe potuto succedere tutto questo!

La vocazione turistica di Torino, irricevibile,  come imbarazzante quello che ha detto il nostro presidente del consiglio un paio di mesi fa, che secondi solo alla Spagna , siamo diventati una “superpotenza “ turistica!

Mi ricordo quando , nel 1991, i miei insegnanti dell’università di Rostock, dicevano allibiti come per la loro città , per capirci  industria chimica e cantieri navali,  i vincitori, la Germania ovest,  stava disegnando un futuro turistico, consacrando così la distruzione sociale ed economica, programmata, di una intera nazione , allora, da poco annessa.

I decisori di Bruxelles hanno pianificato per noi questo  destino ?

L’Italia trasformata in una grande “location”.

Più sei inerme strutturalmente più puoi offrirti ai potenti  per diventare loro  servo, sciocco


DRONI intervento di Leonardo Elia

Droni Si stanno moltiplicando episodi inquietanti , o almeno definiti tali dalla maggior parte della stampa, nei cieli d’Europa, o meglio ne...