lunedì 3 febbraio 2025

Villa Paradiso e non solo - Intervento di Leonardo Elia

E’ stata revocata la convenzione  tra il comune di Bologna con l’associazione Villa Paradiso che gestisce la sede in via Emilia Levante 148.

Vi invito a leggere l’intervista del presidente Maurizio Sicuro, che spiega le ragioni di questo passo fatto dall’amministrazione, e il tecnicismo utilizzato, metodo un po’ squallido di chi non riesce ad assumersi la responsabilità politica di quello che fa.

Mi esprimo  in questi termini , perché tutto parte dall’ospitare la proiezione del film “il Testimone”, che parla del conflitto in Ucraina, dandone una versione non esattamente riconducibile a ciò  che si ascolta in tv e si legge sui giornali, sulla maggior parte dei giornali.

Mi soffermo sulle ragioni  che sottendono la revoca della convenzione.

Premetto che nella mia città, la Curia ha impedito di utilizzare locali di una parrocchia per lo stesso  film.

Le ragioni politiche emergono chiare  dal plauso dell’ euro parlamentare Pina Picierno, a questa azione, che ,anche in questo caso , dà del filo putiniano a chiunque voglia lontanamente esprimere dubbi  sulla guerra  fino all’ultimo ucraino. Tanto chi muore sono loro.

La stessa europarlamentare , vicepresidente del Parlamento europeo, non ci fa mancare l’appoggio alla politica genocida israeliana, nei confronti dei palestinesi, a Gaza e ora anche in Cis Giordania, sottolineando come Israele vada tutelata perché è l’unica democrazia del medio oriente.

Sembra quasi il ministro  Tajani  !

La trasmissione Report ha sottolineato  la presenza  e l’attività delle lobby israeliane a Bruxelles, con i nostri politici che ne subiscono l’influenza.

E’ importante sapere che vuol dire politicamente tutto questo.

 I gruppi di pressione non possono essere banalizzati  solo dalla presenza di finanziamenti,  che pure ci sono , la cosa grave è che indirizzano la politica dell’Unione Europea nella direzione dettata da poteri i cui obbiettivi  non sono assolutamente compatibili , con le  nostre tradizioni , con  gli  interessi nazionali, nostri, oltre che del nostro continente.

Appoggiare un intervento Nato in Ucraina, provocare una guerra in Europa, supportare l’operato del governo di Netanjahu, governo criminale e fascista, fondamentalista che ha già pronte le cartine della Grande Israele, è follia pura. Come è follia pura un governo , quello israeliano, praticamente al servizio  di coloni che pretendono di costruire insediamenti, illegali per l’Onu, continuando a scacciare i palestinesi dalle loro terre.

La cosa più grave, giacchè la politica è consenso, è eliminare qualsivoglia confronto dialettico, per decreto, impendendo alle voci dissenzienti di esprimersi.

La cosa più drammatica , è l’assoluta uniformità tra governo (Meloni) e opposizione (Schlein).

Su questi argomenti non c’è differenza , tutti intruppati.

Il PD sembra essersi dimenticato dell’ autonomia  in campo internazionale che contraddistingueva la prima repubblica. Tutti i partiti della prima repubblica. I partiti dai quali è originato.

Questo partito che non esprime alcun dubbio  di fronte all’invio di armi al governo israeliano e ucraino, che manda suoi esponenti a farsi le foto con nazionalisti ,neonazisti, ucraini, e non batte ciglio di fronte al massacro, e pulizia etnica a Gaza, che presenta e fa eleggere per l’ Europarlamento  brave persone come Antonio De Caro,  insieme a  una guerrafondaia come Pina Picierno.

E la cosa ancora più drammatica è la distanza che separa questi atteggiamenti , dal sentire delle  comunità,

che i partiti devono interpretare ed esprimere.

La sinistra che dovrebbe alimentare la discussione su argomenti che per la loro prossimità , non possono non coinvolgerci,  rifugge dalla dialettica, condizione essenziale per il sistema democratico, e si trincera dietro artefatti , dietro atti di fede, che appaiono per quello che sono, solamente banalità eterodirette in base a interessi che con noi non hanno nulla a che fare, nulla a che fare  con il nostro passato , presente , e con il nostro futuro.

E tutto questo non è solo banalizzabile con il “finanziamento” di queste opinioni, ma principalmente , ed è gravissimo, con l’espressione di una piaggeria, di un lealismo,  con l’adesione  ad un disegno malsano, che sembra quasi  generato da un collaborazionismo degno di un regime totalitario.

Un disegno verticistico, che va applicato, evitando qualsiasi confronto che possa lontanamente metterlo , anche parzialmente,  in discussione.

E come in tutti i totalitarismi , accompagnato da una macchina propagandistica imponente.

Quindi , impedire proiezioni di film , impedire manifestazioni dissenzienti , impedire  che il cervello funzioni, come disse il Pm Ingrò di Antonio Gramsci. Spegnere qualunque discussione , pensando così di avere campo libero.

Questa  operatività, si declina non solo su argomentazioni di  “appartenenza “ internazionale, ma anche nell’accesso ai servizi essenziali , come le case popolari.

Il comune di Bologna, ancora lui!,  ha inserito come requisito per le case popolari, con la relativa commissione esaminante, il dimostrare di aver svolto attività ambientale o sociale.

Ma si rendono conto di chi ha veramente bisogno di una casa popolare?

Sembrano iniziative, che tendono a delimitare un perimetro di appartenenza, non sono politiche inclusive, sono solo politiche che escludono.

I servizi , vengono elargiti, perché di elargizioni trattasi, solo a chi si adegua .

Metodo che trova applicazione, in ambiti molto differenti, come la selezione del mondo accademico, che trova espressione nel concetto di “meritocrazia” che non è altro che un adesione , una interiorizzazione, a ad un sistema di pensiero.

 Quindi il potere  ha bisogno di portavoce, per massimizzare il consenso si indirizza ,  si circoscrive la discussione, la si rende serva, e così la democrazia perde significato.

E da qui viene il sistema delle regole, che definiscono un legame, ed una esclusione, di chi non può e/o non vuole adeguarsi. Che presenta e rappresenta dubbi.

Un’ ordine che presenta un dentro e un fuori , con il dentro che non si preoccupa di comprendere l’esigenza del fuori. Con il dentro che  sviluppa la sindrome di Fort Apache, e confida  nelle giacche azzurre , il fuori che non sentendosi  rappresentato, diserta le elezioni, e alimenta l’astensionismo. E svuota definitivamente la democrazia elettiva di significato.

 


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