BRICS, è un’acronimo ideato da Jim O'Neil, ex Chief Economist della Goldman Sachs, nel lontano,
ormai,2001. E’ una definizione
nata per accomunare cinque stati ,Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa,
molto eterogenei, sulla base di un ipotesi di sviluppo, futuro. Tra il 2014 e il 2015 abbiamo assistito alla creazione del
New Development Bank ( NDB) e
Contigent Reserve Arrangement, alternative a FMI e alla Banca
Mondiale. Ricordo comunque la malcelata ironia di Dario Fabbri, noto
analista geopolitico, quando
sottolineava, l’evanescenza di una
definizione dal punto di vista degli equilibri internazionali , perché accomuna paesi con storie, quindi anche
traiettorie, completamente differenti. Jim O’Neil, sconta secondo per me i limiti della sua
formazione, economicistica, inadeguata, nel definire fenomeni molto complessi,
come una comunità vede se stessa,
specialmente in rapporto con le altre. Per concludere Lucio Caracciolo, autorevolissimo direttore
di Limes, Rivista Italiana di Geopolitica, ama dire che per capirne
qualcosa in questo campo, bisogna conoscere la storia, la
geografia e la letteratura del paese oggetto di interesse. Faccio notare come
nella scuola italiana, queste discipline, siano state di fatto,
emarginate.
Ma l’Operazione Militare
Speciale, e le immediate e crescenti sanzioni alla Russia , hanno prodotto
cambiamenti importanti, difficilmente prevedibili con l’ approccio
semplicistico, solo economico finanziario, a cui la narrazione dominante ci ha
abituati.
Punto primo : l’economia russa non è collassata.
Ha aumentato gli interscambi commerciali con la Cina e con
altri paesi, non G7.
Punto secondo: crescono gli scambi non in dollari, cercando
di creare piattaforme finanziarie
alternative al SWIFT, a cui
non possono accedere paesi sia sanzionati come, oltre la Russia, l’ Iran,
grande produttore, anche di idrocarburi. Inoltre Il prezzo
dell’oro sta aumentando in maniera importante, perché bene rifugio, ma anche
perché le banche centrali lo acquistano
per garantire le proprie valute.
Hanno fatto richiesta
di adesione in molti ,ufficialmente Algeria, Argentina e Iran.
Gli Stati interessati alla membership sono Afghanistan,
Arabia Saudita, Bahrain, Bielorussia, Egitto, Indonesia, Messico, Pakistan,
Siria, Venezuela e Zimbabwe, oltre alla Tunisia apparsa in questi giorni. Per altro l’Egitto, insieme
a Bangladesh, Emirati Arabi Uniti e Uruguay, fa già parte della Nuova Banca di
Sviluppo, mentre hanno partecipato a riunioni dei ministri degli Esteri dei
BRICS gli omologhi di Kazakistan, Nicaragua, Nigeria, Senegal e Thailandia. Per
non parlare della Turchia, membro NATO.
C’è qualcuno che inizia a pensare ad un’alternativa, parziale, agli albori , al dollaro come
valuta di rifermento degli scambi commerciali. Intervenendo tre mesi addietro a Nairobi in occasione della
quotazione di Laptrust Imara (REIT) al Nairobi Securities Exchange (NSE), il
presidente Ruto ha spiegato che una delle misure che il suo governo ha ottenuto
è quella che permette agli importatori di petrolio di acquistare il greggio con
Scellini Keniota anziché dollari
Scusate se è poco!
Si può già intravedere
agli albori ,una perdita importante di rendita di posizione, da parte
della valuta USA.
Il superamento anche dei limiti di una definizione basata su
criteri puramente economico-finanziari,
che trae origine da
eventi politici, drammatici( una guerra!), che mettono in movimento una faglia, che non è solo un
concetto geologico, ma riporta alle relazioni, mai statiche, tra stati.
Qui stà il bello…. il Sud Africa, dichiara la non
applicazione del mandato di arresto internazionale della corte penale dell’Aja,
per Wladimir Putin, nel caso
partecipasse alla riunione dei
rappresentanti dei Brics, ospitata dal paese africano.
Tra l’altro lo stesso paese che a capo di una delegazione di
leaders africani visita Kiev e Mosca,
per sottoporre ai belligeranti un’ipotesi di trattativa, in vista di una pace. I paesi
africani sono fortemente preoccupati dal crollo delle esportazioni di derrate
alimentari dovuto a questa guerra.
L’India che
apertamente i acquista idrocarburi non
tenendo in nessun conto le sanzioni, quindi anche dalla Russia,o l’Arabia Saudita,
che diminuisce l’estrazione del suo petrolio ,per tenere alti i prezzi in barba agli inviti USA che vanno nella
opposta direzione. Non solo, lo scambio di ambasciatori tra l’Arabia Saudita e
l’ Iran” rogue state” per eccellenza, fa
ben sperare in vista della fine della guerra civile che insanguina il mondo
islamico,tra Sciti e Sunniti. Il primo risultato , finalmente, è un cessate il fuoco in
Yemen. Per non parlare di Lula e delle esternazioni di vari paesi
dell’ America Latina. Sembra che si stia assistendo ad un cambiamento epocale, di
paradigmi in geopolitica. D’altra parte noi “occidentali”, ne dobbiamo essere ben
consci, abbiamo dato, negli ultimi quattro secoli al mondo , dei valori
importantissimi e fondamentali, come la democrazia e i diritti universali
dell’uomo, tutto immateriale, però , mentre ci siamo appropriati, di mano d’opera e risorse, grandezze assolutamente materiali. Le nostre regole vanno sempre condivise, e non imposte, e
forse sta iniziando nostro malgrado a cambiare qualcosa. Non so come la rivolta della Wagner , con il conseguente
pericolo di guerra civile in Russia, anche se rientrato, possa influire sulla
sua autorevolezza , uno dei paesi capofila di questo processo. Un fatto è certo, l’attivismo di molti stati su questi temi
, in un’ottica di differente visione dei rapporti economici, e quindi
politici, è il dato cogente, e noi non
possiamo far finta di niente.
Mi permetto una
chiosa su Enrico Mattei. Lui aveva intuito che lo sviluppo di un’Italia,
uscita con le ossa rotte dalla guerra, passava da una politica estera che
vedesse nell’autonomia, da poteri ester(n)i,
il soddisfacimento delle nostre esigenze energetiche. Il fatto
rivoluzionario sta nella condivisione di questo con
i paesi in via di sviluppo, i paesi produttori di materie prime. Tutti
sappiamo la fine che ha fatto questo grande uomo. Il governo Meloni ora,
il governo Draghi prima , hanno
intitolato a lui un “ piano” che
permetta di superare la crisi di approvvigionamento che soffriamo ora con la
caduta delle forniture russe. Proclami , risultati pochi, io sono pessimista. (intervento di Leonardo Elia)