martedì 27 giugno 2023

Una parola: Brics di L.E.

BRICS, è un’acronimo ideato  da Jim  O'Neil, ex Chief  Economist della Goldman Sachs, nel lontano, ormai,2001. E’ una definizione nata per accomunare  cinque stati  ,Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, molto eterogenei, sulla base di un ipotesi di sviluppo, futuro. Tra il 2014 e il 2015 abbiamo assistito alla creazione del New Development Bank ( NDB) e  Contigent  Reserve  Arrangement, alternative a FMI e alla Banca Mondiale. Ricordo comunque la malcelata ironia di Dario Fabbri, noto analista geopolitico,  quando sottolineava, l’evanescenza di una  definizione dal punto di vista degli equilibri internazionali , perché  accomuna paesi con storie, quindi anche traiettorie, completamente differenti. Jim O’Neil, sconta secondo per me i limiti della sua formazione, economicistica, inadeguata, nel definire fenomeni molto complessi, come una comunità  vede se stessa, specialmente  in rapporto con le altre. Per concludere Lucio Caracciolo, autorevolissimo direttore di Limes, Rivista Italiana di Geopolitica, ama dire che per capirne qualcosa in questo campo, bisogna conoscere la storia,  la  geografia e  la  letteratura del paese  oggetto di interesse. Faccio notare come  nella scuola italiana, queste discipline, siano state di fatto, emarginate.

Ma  l’Operazione Militare Speciale, e le immediate e crescenti sanzioni alla Russia , hanno prodotto cambiamenti importanti, difficilmente prevedibili con l’ approccio semplicistico, solo economico finanziario, a cui la narrazione dominante ci ha abituati.

Punto primo : l’economia russa non è collassata.

Ha aumentato gli interscambi commerciali con la Cina e con altri paesi, non G7.

Punto secondo:  crescono gli scambi non in dollari, cercando di creare  piattaforme finanziarie alternative al SWIFT, a cui non possono accedere paesi sia sanzionati come, oltre la Russia, l’ Iran, grande produttore, anche di idrocarburi. Inoltre Il prezzo dell’oro sta aumentando in maniera importante, perché bene rifugio, ma anche perché le banche centrali  lo acquistano per  garantire le proprie valute.

Hanno fatto richiesta di adesione in molti ,ufficialmente Algeria, Argentina e Iran.

Gli Stati interessati alla membership sono Afghanistan, Arabia Saudita, Bahrain, Bielorussia, Egitto, Indonesia, Messico, Pakistan, Siria, Venezuela e Zimbabwe, oltre alla Tunisia apparsa  in questi giorni. Per altro l’Egitto, insieme a Bangladesh, Emirati Arabi Uniti e Uruguay, fa già parte della Nuova Banca di Sviluppo, mentre hanno partecipato a riunioni dei ministri degli Esteri dei BRICS gli omologhi di Kazakistan, Nicaragua, Nigeria, Senegal e Thailandia. Per non parlare della Turchia, membro NATO.

C’è qualcuno che inizia a pensare ad un’alternativa,  parziale, agli albori , al dollaro come valuta di rifermento degli scambi commerciali. Intervenendo  tre mesi addietro a Nairobi in occasione della quotazione di Laptrust Imara (REIT) al Nairobi Securities Exchange (NSE), il presidente Ruto ha spiegato che una delle misure che il suo governo ha ottenuto è quella che permette agli importatori di petrolio di acquistare il greggio con Scellini Keniota  anziché dollari

Scusate se è poco!

Si può già intravedere  agli albori ,una perdita importante di rendita di posizione, da parte della valuta USA.

Il superamento anche dei limiti di una definizione basata su criteri puramente  economico-finanziari,

  che trae origine da eventi politici, drammatici( una guerra!), che mettono  in movimento una faglia, che non è solo un concetto geologico, ma riporta alle relazioni, mai statiche, tra stati.

Qui stà il bello…. il Sud Africa, dichiara la non applicazione del mandato di arresto internazionale della corte penale dell’Aja, per Wladimir Putin,  nel caso partecipasse  alla riunione dei rappresentanti dei Brics, ospitata dal paese africano.

Tra l’altro lo stesso paese che a capo di una delegazione di leaders  africani visita Kiev e Mosca, per sottoporre ai belligeranti un’ipotesi  di trattativa, in vista di una pace. I paesi africani sono fortemente preoccupati dal crollo delle esportazioni di derrate alimentari dovuto a questa guerra.

L’India che apertamente i acquista  idrocarburi non tenendo in nessun conto le sanzioni,  quindi anche dalla Russia,o l’Arabia Saudita, che diminuisce l’estrazione del suo petrolio ,per tenere alti i prezzi  in barba agli inviti USA che vanno nella opposta direzione. Non solo, lo scambio di ambasciatori tra l’Arabia Saudita e l’ Iran” rogue state”  per eccellenza, fa ben sperare in vista della fine della  guerra civile che insanguina il mondo islamico,tra Sciti e Sunniti. Il primo risultato , finalmente, è un cessate il fuoco in Yemen. Per non parlare di Lula e delle esternazioni di vari paesi dell’ America Latina. Sembra che si stia assistendo ad un cambiamento epocale, di paradigmi in geopolitica. D’altra parte noi “occidentali”, ne dobbiamo essere ben consci, abbiamo dato, negli ultimi quattro secoli al mondo , dei valori importantissimi e fondamentali, come la democrazia e i diritti universali dell’uomo, tutto immateriale, però , mentre ci siamo appropriati, di  mano d’opera e risorse, grandezze  assolutamente materiali. Le nostre regole vanno sempre condivise, e non imposte, e forse sta iniziando nostro malgrado a cambiare qualcosa. Non so come la rivolta della Wagner , con il conseguente pericolo di guerra civile in Russia, anche se rientrato, possa influire sulla sua autorevolezza , uno dei paesi capofila di questo processo. Un fatto è certo, l’attivismo di molti stati su questi temi , in un’ottica di differente visione dei rapporti economici, e quindi politici,  è il dato cogente, e noi non possiamo far finta di niente.

Mi  permetto una chiosa su Enrico Mattei. Lui   aveva intuito che lo sviluppo di un’Italia, uscita con le ossa rotte dalla guerra, passava da una politica estera che vedesse nell’autonomia, da poteri ester(n)i,  il soddisfacimento delle nostre esigenze energetiche. Il fatto rivoluzionario sta nella condivisione di questo con i paesi in via di sviluppo, i paesi produttori di materie prime. Tutti sappiamo la fine che ha fatto questo grande uomo. Il governo Meloni ora, il governo Draghi prima , hanno intitolato a lui un “ piano”  che permetta di superare la crisi di approvvigionamento che soffriamo ora con la caduta delle forniture russe. Proclami , risultati pochi, io sono pessimista. (intervento di Leonardo Elia)

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